L’Intelligenza Artificiale tra Innovazione e Responsabilità

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Intervista a Federica Cavaliere Senior Reasearcher & Developer, Ricerca e Innovazione in EMM Systems

Nel panorama dell’innovazione tecnologica, l’Intelligenza Artificiale (IA) rappresenta una delle frontiere più affascinanti e, al tempo stesso, più complesse da esplorare. Per comprendere meglio il suo impatto e le sue applicazioni, abbiamo intervistato Federica Cavaliere, parte del team di Ricerca e Innovazione di EMM Systems, dove lavora allo sviluppo di soluzioni basate su tecnologie avanzate.

Federica, ci racconti il tuo percorso e il tuo ruolo in EMM Systems?
Attualmente faccio parte del team di Ricerca e Sviluppo di EMM Systems. Lavoriamo su progetti nazionali ed europei orientati alla creazione di soluzioni basate su Intelligenza Artificiale, in particolare sull’applicazione di algoritmi di machine learning per il riconoscimento e la classificazione automatica. Il nostro obiettivo è sviluppare tecnologie innovative e funzionali, capaci di generare un reale valore aggiunto per le organizzazioni che le adottano.

Come è nata la tua passione per l’Intelligenza Artificiale?
Durante il mio percorso universitario in Ingegneria Informatica presso l’Università di Salerno, ho approfondito temi quali la computazione naturale, il machine learning e le reti sociali. La mia tesi magistrale si è focalizzata sull’utilizzo dell’IA per la diagnosi precoce del morbo di Parkinson, attraverso l’analisi della scrittura a mano libera. Questo progetto ha rappresentato per me un punto di svolta: mi ha mostrato quanto l’Intelligenza Artificiale possa avere un impatto significativo in contesti medici e socialmente rilevanti.

Quali competenze ritieni fondamentali per lavorare nel campo dell’IA?
Ritengo che servano tre elementi chiave: apertura all’innovazione, pragmatismo e visione d’insieme. È fondamentale andare oltre l’applicazione immediata delle tecnologie, comprendere il contesto in cui vengono utilizzate e anticipare i bisogni futuri. Accanto a una solida preparazione tecnica, è indispensabile sviluppare anche competenze trasversali: capacità di adattamento, spirito collaborativo e consapevolezza dell’impatto sociale delle soluzioni tecnologiche.

In quali settori è maggiormente presente l’Intelligenza Artificiale?
Oggi l’IA è ampiamente diffusa in settori strategici come la sanità, l’industria, l’ambiente e la ricerca scientifica. Anzi, ci stupiamo quando non la troviamo: dagli aggiornamenti dei nostri dispositivi alle piattaforme online, la sua presenza è ormai parte integrante della quotidianità.
Il valore dell’IA sta proprio nella sua capacità di automatizzare processi, ottimizzare risorse e supportare il lavoro umano. Più che una minaccia, la considero uno strumento prezioso, capace di affiancare le persone nelle attività più complesse, riducendo il carico ripetitivo e lasciando spazio alla creatività e all’ingegno.

L’Intelligenza Artificiale può essere davvero creativa?
L’Intelligenza Artificiale è in grado di generare testi, immagini, musica e contenuti di vario tipo, ma è importante ricordare che non si tratta di una creatività autonoma. Quella dell’IA è una produzione basata su elaborazioni statistiche di grandi quantità di dati: non nasce da intuizione, immaginazione o intenzionalità, ma da pattern appresi durante la fase di addestramento.
L’IA può certamente accelerare e supportare i processi creativi, ma la creatività autentica, così come la capacità di intuire, provare emozioni e dare significato, restano prerogative dell’essere umano. In questo senso, l’Intelligenza Artificiale deve essere vista come uno strumento al servizio dell’uomo, e come tale va regolamentata, supervisionata e utilizzata con consapevolezza.

Siamo davvero vicini a un’IA che “pensa”?
Oggi l’IA è molto avanzata nel simulare processi intelligenti, ma non possiede coscienza né consapevolezza. L’IA forte – in grado di ragionare in modo autonomo su qualsiasi tema – è ancora una possibilità teorica. Non dobbiamo dimenticare che anche la mente umana è, in larga parte, ancora un mistero: replicarla integralmente resta una sfida aperta.

Si parla anche di deep learning: quali sono le principali differenze rispetto al machine learning?
L’Intelligenza Artificiale è un ambito ampio, al cui interno troviamo diverse tecniche, tra cui il machine learning e il deep learning.
Il machine learning rappresenta l’insieme di algoritmi che consentono ai sistemi di apprendere dai dati. Il deep learning, invece, è una sua sotto-categoria che utilizza reti neurali profonde per modellare strutture complesse in modo più efficiente e performante. Questo tipo di approccio è estremamente potente, ma comporta maggiore opacità nei processi decisionali, rendendo difficile interpretare le motivazioni alla base di un determinato risultato. Inoltre, richiede notevoli risorse computazionali e una grande quantità di dati per funzionare correttamente.
È importante ricordare che, proprio per la sua complessità, il deep learning solleva temi cruciali legati alla trasparenza e all’affidabilità dei sistemi di IA. Per questo motivo, adottiamo tecniche di interpretabilità, come la visualizzazione delle attivazioni neurali, che ci aiutano a comprendere quali input influenzano maggiormente le decisioni del modello.

C’è un mito sull’Intelligenza Artificiale che vorresti sfatare?
Sì, ed è un equivoco piuttosto diffuso: l’idea che l’IA sia infallibile o imparziale per definizione. In realtà, ogni sistema di Intelligenza Artificiale si basa su dati storici, e questi dati possono contenere errori, bias o giudizi soggettivi. Se un modello viene addestrato su informazioni distorte, non farà altro che replicare e amplificare quelle distorsioni.
L’IA, quindi, non rappresenta una verità assoluta: è un sistema statistico che apprende schemi dai dati. La qualità dei risultati dipende direttamente dalla qualità dei dati e dal modo in cui vengono selezionati, filtrati e validati. Questo rende fondamentale lavorare con attenzione sull’intero processo di raccolta, elaborazione e interpretazione dei dati, affinché i modelli siano realmente affidabili, etici e utili.

Nel tuo lavoro quotidiano, come percepisci l’IA?
L’IA non è solo chatbot o scenari cinematografici. È una tecnologia concreta che può apportare enormi benefici in ambiti come la sanità, la ricerca e l’industria. Tuttavia, richiede un utilizzo responsabile e trasparente. Non deve essere un’entità opaca, ma un sistema regolato dall’uomo e basato su principi etici. In Europa si sta lavorando per garantire una normativa chiara, e noi sviluppatori abbiamo il dovere di integrare questi principi nei nostri progetti.

Esistono normative che tutelano la nostra privacy? Possiamo sentirci al sicuro?
La questione della privacy e della sicurezza dei dati è centrale. L’IA lavora su una quantità immensa di dati – spesso personali – ed è fondamentale che venga regolamentata in modo chiaro e trasparente. È proprio su questo fronte che l’Europa sta dando un segnale forte, attraverso l’AI Act, un quadro normativo pensato per garantire l’uso etico e responsabile dell’Intelligenza Artificiale.
Il rischio di un uso improprio c’è, come dimostrano fenomeni come i deepfake o le tecniche invasive di profilazione. Tuttavia, il problema non è la tecnologia in sé, ma come viene utilizzata e supervisionata. Abbiamo il dovere, come ricercatori e sviluppatori, di integrare i principi etici nei nostri progetti, contribuendo attivamente a un ecosistema digitale che metta al centro la tutela dei diritti fondamentali.
L’obiettivo è arrivare a un’IA potente ed efficiente, ma anche trasparente e sicura, in grado di garantire la fiducia degli utenti. Ed è nostro compito, in quanto professionisti del settore, fare in modo che ciò accada.

L’IA è un’opportunità o una minaccia per il mondo del lavoro?
L’Intelligenza Artificiale rappresenta una trasformazione inevitabile. Automatizza molte attività ripetitive, ma non significa necessariamente una perdita di occupazione. Al contrario, molte professioni si stanno evolvendo e nuove figure stanno emergendo. La sfida è adattarsi e trasformare le competenze, individuando i settori in cui il valore umano è insostituibile, come la creatività, l’artigianato o l’assistenza personalizzata. L’IA non deve essere temuta, ma compresa e governata, per potenziarne l’impatto positivo.

Pensi che la componente maschile sia ancora predominante nel settore dell’Intelligenza Artificiale?
Il settore tecnologico, e in particolare quello dell’Intelligenza Artificiale, ha storicamente mostrato una maggiore presenza maschile. Tuttavia, negli ultimi anni si è registrata una crescita significativa della componente femminile, sia nei ruoli tecnici che in quelli di leadership.
Credo che competenze come il multitasking, l’empatia e la visione sistemica, spesso associate al mondo femminile, possano rappresentare un valore aggiunto concreto non solo nell’ambito dell’IA, ma nell’innovazione in generale. È importante continuare a promuovere l’accesso e la partecipazione delle donne nel nostro settore, favorendo ambienti di lavoro inclusivi e realmente orientati alla collaborazione.

Hai definito il vostro un “lavoro in prima linea”: cosa intendi?
Intendo un coinvolgimento diretto e continuo nei progetti, che permette di affrontare le sfide concrete della ricerca sul campo. Questo approccio operativo consente al team di EMM di rispondere con rapidità alle esigenze del mercato, sperimentando e innovando in tempo reale.

Quali sono, secondo te, le prospettive dell’IA nei prossimi anni?
L’IA è già una realtà pervasiva, e ci stupiamo sempre meno nel trovarla integrata nei servizi che utilizziamo. Oltre alle applicazioni generative, assisteremo a un’espansione dell’IA in ambiti come la sanità, l’ambiente e l’industria manifatturiera. La vera sfida sarà garantire che queste tecnologie siano etiche, sostenibili e centrate sull’essere umano, affinché l’innovazione sia davvero a servizio della società.